E’ in calendario giovedì 11 gennaio 2018 al Teatro “Sociale” il secondo appuntamento della rassegna “Altre Tendenze” che il Centro Servizi Culturali Santa Chiara propone a Trento e Rovereto nell'ambito della Stagione di Prosa 2017/2018. Sarà in scena la compagnia Anagoor con «SOCRATE IL SOPRAVVISSUTO / Come le foglie».

La drammaturgia dello spettacolo, realizzata da Patrizia Vercesi e da Simone Derai che ne cura anche la regia, ci proietta all’interno di una classe, in una scuola come tante. Lo fa inseguendo alcune pagine del romanzo di Antonio Scurati 'Il sopravvissuto' (vincitore nel 2005 del Premio “Campiello”) e assumendo il punto di vista di chi si dispone di fronte ad un gruppo di giovani incaricato della loro educazione. Non è un adattamento teatrale del romanzo, ma alcune tra le pagine più emblematiche del libro – come è consuetudine nelle creazioni di Anagoor – si intrecciano ad altre vicende, altre parole, altre dimensioni temporali, con inserimenti liberamente ispirati a Platone, al filosofo armeno Georges Ivanovič Gurdjieff e allo scrittore olandese Cees Nooteboom. Tra le ore che precedono la morte di Socrate - così come nel 'Fedone' le racconta Platone - e l’ora in cui lo studente Vitaliano Caccia massacra a colpi di pistola l’intera commissione di maturità lasciando in vita il solo insegnante di storia e filosofia - così come è dipinta con lucida ferocia nel romanzo di Scurati - si consuma tutta la battaglia, una vera e propria “gigantomachia”, dalle origini del pensiero fino ai suoi inevitabili e tragici esiti storici. Ma non solo, si rinnovano infatti anche due eterni interrogativi: la domanda di senso, ingombrante punto di domanda rivolto al maestro, e la questione stessa della posizione del maestro rispetto al sapere e ai discepoli.
«In un tempo quale è il nostro – commenta Anagoor – che porta con sé vorticosi mutamenti, la questione educativa sembra diventata un tema marginale e, insieme, una montagna inaffrontabile, sempre aggirata per mezzo di riforme scolastiche dannatamente parziali che mortificano insegnanti e ragazzi e il processo stesso della conoscenza. Stiamo accumulando un ritardo colpevole. Serve che si levi un pensiero alto e articolato attorno all’educare oggi, alla cura delle coscienze in formazione. Un pensiero che rilevi la stretta connessione tra processo della conoscenza e ricerca della giustizia, tra strumenti del conoscere (che è riconoscere e saper distinguere la verità dall’opinione) e pratica politica. Un pensiero che smetta di separare la filosofia dalla vita, che ricucia lo strappo tra anima e corpo e inviti all’eterna e mai perfetta ricerca della verità, unico baluardo contro l’assenza di senso della storia e dell’esistenza.»
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